“All’inattività delle amministrazioni pubbliche locali si contrappone l’attivismo delle associazioni”
Nota stampa del Coordinamento Natura & Territorio Castelli Romani
Sono più di 40 anni che le associazioni ambientaliste cercano di convincere gli enti pubblici dell’importanza di salvare i laghi anche facendo dossier, convegni, denunce e manifestazioni. L’ultima azione è stata molto partecipata: più di 50 gruppi e associazioni e circa 600 partecipanti hanno partecipato alla passeggiata in difesa dei laghi organizzata dal Coordinamento Natura & Territorio dei Castelli Romani. Segno che il problema è particolarmente sentito dalla popolazione.
Per 40 anni i soli volontari hanno monitorato i laghi, ed è dal 2005 che la Regione Lazio ha finanziato uno studio esaustivo sullo stato delle falde idriche dei Castelli Romani. In questo studio, e in quelli successivi, si evidenzia come l’abbassamento dei laghi sia dovuto al sovra sfruttamento delle falde idriche causato dai consumi della popolazione e dal consumo del suolo dovuto all’urbanizzazione eccessiva del vulcano laziale. Più di 165.000 pozzi, perlopiù abusivi, incidono sull’idrostruttura Albana consumando nell’area del Parco Naturale più di 65 milioni di mc contro i soli 35 milioni di mc di pioggia che penetra nel sottosuolo ogni anno e altri 30 milioni di mc forniti dagli acquedotti. L’abbassamento dei laghi è stato continuo in questi 40 anni, ed era prevedibile e non dovuto ad una eventuale diminuzione delle piogge, che sono rimaste pressoché costanti.
Nel grafico allegato si vede il livello dei laghi dagli anni 60 fino ad oggi. La causa di questa situazione è il consumo del 110% delle risorse idriche, che sta facendo abbassare tutte le falde idriche dei Castelli Romani e di conseguenza i laghi.
All’inattività delle amministrazioni pubbliche locali si contrappone l’attivismo delle associazioni che non si limita a monitorare e misurare il livello dei laghi e a denunciare la situazione, ma ha elaborato, attraverso metodi di partecipazione collettiva, un piano di azione. A tale processo hanno partecipato istituti di ricerca, università, associazioni, autorità di bacino e altri enti.
Il Piano di azione prevede approcci più o meno incisivi e un piano di azione a breve e medio termine. Quasi tutte le azioni sono a costo zero o a costi limitati rispetto alla gravità della situazione. Se il problema è l’eccessivo consumo di acqua e di suolo del territorio, le soluzioni devono per forza agire su questi due punti. Quindi le due linee principali di azione sono l’eliminazione delle nuove urbanizzazioni (Opzione Zero Cemento) e la riduzione del consumo idrico delle attività esistenti nel settore residenziale, agricolo e industriale artigianale.
Dopo la Passeggiata in difesa dei laghi di domenica scorsa le associazioni si vedranno di nuovo sabato 10 febbraio alle 10 ad Albano, per partecipare scrivere a ecoistituto@resedaweb.org.
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