Curiosando tra le bancarelle di un mercatino, mi appare un’immagine vagamente familiare. È stratificata in mezzo a cartoncini e ritagli di giornali. Guardo meglio, ed eccola. È un dépliant turistico dei Castelli Romani del 1950, con disegni che mostrano le morbide pennellate dell’acquerello, incluso un veliero e pesci guizzanti in mezzo al mare!
Inutile dire che non me lo sono lasciato sfuggire. È un dépliant un po’ stropicciato, ma i colori sono ancora vividi.
Fu pubblicato dall’Ente Provinciale per il Turismo di Roma in lingua francese e realizzato a mano: la promozione turistica di 70 anni fa. In copertina, uno schizzo che esprime, meglio di tante foto satellitari, la natura vulcanica dei Castelli Romani.
Il cratere del Vulcano Laziale, coronato dai paesi arroccati tutt’intorno; il lago di Nemi e il lago Albano verso la costa; appena tratteggiato il lago di Vallericcia, prosciugato in epoca storica.
La suggestione c’è tutta; a nord, in alto nel disegno, c’è Roma, simboleggiata da San Pietro. Nella Campagna Romana, con pini e cipressi, compaiono le vestigia di ville, tombe e acquedotti.
Laghi, colline, storia, miti, tradizioni. Questo è il nostro territorio: una terra di leggende, un distillato di cultura e bellezza. Lo avevamo considerato un tesoro inscalfibile: è ancora così?