Consultando l’albo pretorio del Parco dei Castelli Romani, si scopre che il 27 novembre è stato pubblicato l’avviso per la selezione del nuovo direttore dell’area protetta. La procedura, regolata dalla legge regionale 29/1997, punta a formare una rosa di tre candidati da sottoporre alla ratifica del presidente della Giunta regionale del Lazio. Una scelta che intreccia valutazioni tecniche e, purtroppo, anche dinamiche politiche, considerando il peso strategico del ruolo nella gestione e controllo del territorio.

Come avverrà la selezione del nuovo direttore del Parco dei Castelli Romani

Il processo di selezione, articolato in più fasi, mira a individuare i profili più qualificati, attingendo dallo specifico Elenco degli idonei all’esercizio dell’attività di Direttore dei parchi regionali del Lazio (un elenco numericamente abnorme, assai più grande di quello relativo ai direttori di parchi nazionali). La prima fase prevede l’esame dei curricula da parte di un collegio di esperti, che selezionerà fino a dieci candidati sulla base di criteri come l’esperienza amministrativa, le competenze tecniche specifiche e i titoli accademici pertinenti. Tra questi, saranno individuati tre nominativi da proporre al commissario straordinario dell’Ente, che li trasmetterà successivamente al presidente della Regione Lazio per la nomina definitiva.

La scadenza per la presentazione delle candidature è fissata al 17 dicembre, corrispondente al ventesimo giorno successivo alla pubblicazione dell’avviso sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio del 27 novembre.

I colloqui individuali con il collegio (di cui non si conoscono ancora né i componenti né come saranno selezionati) saranno centrali per approfondire le motivazioni, le capacità gestionali e la conoscenza del territorio dei candidati. La possibilità che Emanuela Angelone – direttrice in carica dal 2019 e dunque fra le più longeve nella storia dell’Ente – rientri nella terna finale appare quasi scontata, seguendo una prassi consolidata che vede i direttori in uscita sempre considerati per il rinnovo, a meno di clamorose bocciature.

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Le implicazioni politiche della scelta (e del commissariamento)

Il direttore del Parco ricopre un ruolo importante che va oltre la gestione tecnica, rappresentando un punto d’equilibrio tra tutela ambientale e sviluppo sostenibile. Purtroppo, e sempre più spesso, questa figura tecnica subisce i contraccolpi dei cambiamenti politici della Regione. La nomina da parte del presidente della Giunta regionale, Francesco Rocca, non sarà dunque soltanto un atto amministrativo, ma è da considerarsi soprattutto per le sue implicazioni politiche, dettate dalle esigenze degli equilibri locali.

Sarà dunque interessante osservare il rapporto che s’instaurerà fra il nuovo direttore e l’attuale commissario straordinario Ivan Boccali, figura che ha la responsabilità dell’indirizzo politico dell’ente.

Dal luglio 2023, l’Ente Parco dei Castelli Romani è rappresentato da un commissario straordinario. Una misura concepita per affrontare temporanee situazioni di emergenza. A distanza di un anno mezzo, non emerge alcun segnale della volontà di ripristino dell’amministrazione ordinaria, che prevedrebbe un presidente e un consiglio direttivo, composto da varie figure espressione del territorio.

Questa situazione consolida un accentramento di poteri in una sola persona, soluzione spesso considerata molto più comoda dalla politica. In assenza di un presidente, infatti, il controllo diretto sull’Ente rimane saldamente nelle mani della Giunta regionale, evitando dinamiche elettive più partecipative.


Presidente e direttore: due ruoli complementari

La gestione di un’area protetta come il Parco dei Castelli Romani, secondo la legge si basa su una distinzione chiara tra il ruolo politico e quello tecnico, rappresentati rispettivamente dal presidente (o commissario straordinario) e dal direttore.

Il presidente, nominato dalla Giunta regionale, è una figura politica e di rappresentanza. Ha esclusivamente poteri di indirizzo e controllo. In caso di commissariamento, le funzioni del presidente e dell’intero consiglio direttivo vengono assunte tutte da un commissario straordinario. La carica del presidente (o commissario) è quindi espressione delle scelte dell’amministrazione regionale e in genere riflette le priorità politiche del governo in carica.

Il direttore, invece, è una figura tecnico-amministrativa che dovrebbe essere scelta esclusivamente per competenza. Si occupa della gestione dell’area protetta, assicurando il funzionamento delle attività, dall’amministrazione interna alla realizzazione dei progetti di tutela e sviluppo sostenibile, fino alla gestione dei progetti europei. Attua gli indirizzi strategici condivisi con il presidente e ha autonomia operativa nell’attuazione dei programmi.

In sintesi, mentre il presidente guida l’Ente sotto il profilo politico, il direttore è il motore tecnico che traduce le strategie in azioni concrete, garantendo equilibrio tra visione politica e gestione operativa.

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