Si è tenuta oggi, martedì 10 dicembre, nella sala convegni dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale, la conferenza stampa di presentazione del lavoro che il tavolo tecnico sui bacini idrici del Lazio ha svolto nell’ultimo anno. Al centro dell’incontro, moderato dalla giornalista Chiara Rai de Il Messaggero, le criticità idriche dei laghi di Castel Gandolfo e Nemi, specchi d’acqua simbolo dei Castelli Romani e sempre più minacciati da abbassamenti idrometrici preoccupanti.

All’evento hanno partecipato il segretario generale di AUBAC Marco Casini, il direttore generale di ANBI Massimo Gargano e il direttore generale di ACEA Ato2 Marco Salis, oltre a diverse autorità locali e regionali, tra cui il sindaco di Castel Gandolfo Alberto De Angelis, con il vicesindaco Cristiano Bavaro, il sindaco di Nemi Alberto Bertucci e l’assessore regionale ai lavori pubblici Manuela Rinaldi

Un anno di studi e monitoraggi: il punto sul lavoro del tavolo tecnico

Il tavolo tecnico, istituito nel gennaio 2024 sotto la guida del professor Casini, ha rappresentato una risposta concreta alle pressioni del territorio per affrontare il problema dell’abbassamento delle acque nei laghi dei Castelli Romani. La pianificazione, che si inserisce in una strategia regionale più ampia, ha portato al monitoraggio continuo dei laghi e all’installazione, a settembre 2023, del primo teleidrometro sul lago Albano. Questo dispositivo ha confermato una realtà ormai evidente: il prosciugamento dei bacini, iniziato negli anni ’90, è accelerato, rendendo urgente un intervento strutturato.

Tra i principali obiettivi del tavolo tecnico spiccano:

  • La riduzione della pressione sulle falde acquifere per arrestare l’abbassamento dei livelli idrometrici.
  • L’implementazione di un monitoraggio continuo per bilanciare le esigenze ambientali e antropiche.
  • La pianificazione di strategie idriche a lungo termine, tenendo conto della crescita demografica e industriale.

Sono state inoltre messe in atto azioni di monitoraggio e controllo che hanno constatato come, nel periodo di monitoraggio, il lago Albano abbia subito un abbassamento di circa 50cm, poco più di quello di Nemi, e hanno permesso di identificare molteplici cause: cambiamenti climatici, consumo del suolo, espansione urbana e, soprattutto, inefficienze nella gestione delle risorse idriche. Nel territorio dell’AUBAC, infatti, si registrano perdite idriche medie del 51%, una cifra che denuncia un sistema in sofferenza. Come ha spiegato Casini, i dati raccolti serviranno non solo a comprendere e analizzare le cause dell’abbassamento delle acque, ma anche a stimare le quantità di acqua da risparmiare per ristabilire l’equilibrio.

Investimenti e interventi strategici per il futuro dei laghi

Nel corso della conferenza, è stato illustrato un piano di interventi che include 26 azioni proposte, di cui 15 ritenute prioritarie che potenzialmente permetterebbero di andare a recuperare una portata più che doppia rispetto a quello che si pensa possa essere necessario per recuperare il livello dei laghi dei Castelli Romani. Gli interventi si divideranno in due tipologie:

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  • Interventi volti a incrementare gli apporti idrici naturali ai laghi e alle falde:
    • Incremento delle acque di ruscellamento anche con eventuale collettamento delle acque bianche urbane;
    • Manutenzione dei fossi in grado di portare l’acqua ai laghi;
    • Ricarica delle falde.
  • Interventi volti a ridurre i prelievi idrici per i diversi usi:
    • Ulteriore riduzione delle perdite della rete idrica;
    • Realizzazione di invasi o serbatoi di accumulo;
    • Rimozione dei prelievi dai pozzi aventi maggiore influenza sui due laghi mediante sostituzione totale o parziale dei quantitativi prelevati con acqua proveniente da altra fonte esterna al complesso dei laghi oppure prelevata da pozzi già esistenti ubicati in sedi meno critiche.
    • Riutilizzo delle acque reflue depurate.

È stato inoltre fornito un quadro dettagliato dei 15 interventi previsti per affrontare la crisi idrica dei laghi di Albano e Nemi, con un investimento complessivo stimato in 58,2 milioni di euro per l’area dei Castelli Romani. Le opere, distribuite su un orizzonte temporale tra il 2025 e il 2027, fanno parte di un investimento per il distretto di circa 300 milioni di euro e includono la realizzazione di nuovi serbatoi, la bonifica di reti idriche obsolete e la ricostruzione di impianti strategici come il centro idrico “Calcara” e il sistema di pompaggio di Colleferro. Inoltre, è prevista la riduzione delle perdite e della digitalizzazione dell’infrastruttura dell’area Sud, intervento che preso singolarmente supera i 23 milioni di euro, è destinato a servire una popolazione di circa 300.000 abitanti e a recuperare una portata idrica stimata di 88 litri di acqua al secondo. A questi, si aggiungono poi altri circa 7,4 milioni di euro per i lavori di recupero delle acque piovane della corona del lago Albano e per l’intervento di ricarica della falda Doganella.

Gli interventi di Acea e delle autorità

Marco Salis, direttore generale di Acea Ato 2, ha confermato come i fenomeni climatici estremi e l’aumento delle temperature stiano aggravando una situazione già critica. Ha inoltre riportato che, negli ultimi anni, sono già stati messi in opera numerosi interventi per ridurre le perdite e ottimizzare i prelievi idrici, con un focus particolare sui Castelli Romani. Tuttavia, come ribadito ulteriormente da Casini, il problema non è solo climatico: la mancata programmazione, la pressione demografica e una gestione inefficace delle infrastrutture hanno avuto un peso significativo sulla situazione attuale.

Il sindaco di Castel Gandolfo, Alberto De Angelis, ha sottolineato l’importanza di uno studio scientifico autorevole, che consenta interventi mirati, mentre il sindaco di Nemi, Alberto Bertucci, ha ribadito la necessità di piani concreti e adattati alla specificità del territorio. Infine, l’assessore regionale Manuela Rinaldi ha annunciato l’avvio di un censimento delle concessioni idriche minori, segnalando che la quasi totalità di queste non pagano quanto dovuto, un’anomalia che richiede un intervento urgente.

Uno sguardo al futuro: tra criticità e speranza

La presentazione ha messo in luce una situazione complessa, ma anche un forte impegno da parte delle istituzioni. Come ha concluso Massimo Gargano, direttore generale dell’ANBI, solo un approccio basato su dati scientifici e interventi concreti può invertire la tendenza. Ha inoltre aggiunto che il consumo di suolo, simbolo di una gestione insostenibile del territorio dei Castelli Romani, deve essere contrastato con forza.

Il tavolo tecnico rappresenta un passo importante verso una gestione integrata e sostenibile delle risorse idriche. Ma la sfida – quella vera – sarà garantire che le soluzioni proposte diventino realtà nel più breve tempo possibile.

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