Sulla scia delle numerose iniziative promosse dai movimenti ambientalisti locali, continua il dibattito sulle emergenze ambientali in atto ai Castelli Romani. In questo senso, il Comitato Protezione Boschi dei Colli Albani ha programmato un incontro pubblico per discutere delle politiche da attuare per invertire la rotta. Di seguito, pubblichiamo la nota stampa ricevuta dalla nostra Redazione.
Grande conferenza: il futuro del nostro parco (dallo sfruttamento alla tutela)
- Con ospite d’onore a Genzano il dott. Alessandro Bottacci dalle Foreste Casentinesi
- Sabato 23 novembre, ore 16:30 presso la Sala delle Armi, Palazzo Sforza Cesarini a Genzano di Roma
- (A seguire, domenica mattina, passeggiata didattica nel bosco con il prof. Bottacci per esplorare insieme il tempo e lo spazio delle foreste.)
Per salvare e proteggere boschi e laghi
Per porre fine allo sfruttamento intensivo dei boschi e della falda acquifera e passare a una gestione di conservazione della biodiversità e di tutela del territorio.
È stato invitato l’Ente Parco a confrontarsi con la cittadinanza e con gli esperti per un dialogo aperto e costruttivo. Ma ovviamente l’invito è esteso anche ad amministrazioni, associazioni culturali, sportive, naturalistiche, turistiche, musei, attività commerciali ecc., chiunque abbia a cuore il nostro territorio.
Questo grande evento sarà tenuto da dei massimi esperti in scienze forestali e idrologiche, due figure di enorme spessore nel campo della tutela della natura del territorio: lo scienziato forestale ed ex direttore del parco delle Foreste Casentinesi Alessandro Bottacci e l’esperto idrologo Emanuele Loret, che ha realizzato diversi importanti studi sulle falde locali.
La situazione attuale del Parco dei Castelli Romani
Il nostro Ente Parco sembra essere totalmente assente, nel senso che nulla fa o dice per difendere i nostri ecosistemi dallo sfruttamento economico: lascia che i boschi siano tagliati intensivamente a ceduo dalle ditte di legname e che la falda acquifera che stiamo rapidamente esaurendo sia sempre più penalizzata da cementificazioni e nuovi prelievi idrici. Nulla sta facendo questo parco per la tutela dei nostri boschi e della loro biodiversità (il 95% del parco è ceduo di castagno quindi legna da tagliare, solo il 5% sono aree protette), nulla sta facendo per salvare i laghi che stanno scomparendo con l’abbassarsi della falda acquifera, nulla sta facendo per la conservazione delle tante e incredibili aree archeologiche che abbiamo. Stanno distruggendo un patrimonio collettivo svendendolo e consumandolo, invece di proteggerlo e valorizzarlo.
Sarà nostro ospite a Genzano un massimo esperto in scienze forestali e conservazione delle foreste, il prof. Alessandro Bottacci, già direttore di uno dei parchi più belli d’Italia. Tratterà della “gestione” di un parco naturale e spiegherà come valorizzarlo e far crescere boschi sani e biologicamente complessi. Secondo il nostro professore, più l’essere umano lascia indisturbati gli ecosistemi, più questi prosperano.
Anche il Parco dei Castelli Romani avrebbe bisogno di vaste aree protette e di passare a una gestione più limitata e sostenibile della silvicoltura, che deve rimanere marginale rispetto alle attività di salvaguardia dei boschi.
Il tema del ceduo
Nonostante possiamo con certezza affermare che gli alberi hanno un ruolo fondamentale nella lotta alla crisi climatica e che siano preziosi per noi e tutti gli animali, da tempo ormai assistiamo in aree vastissime del Parco dei Castelli Romani al cosiddetto taglio del bosco ceduo.
Ceduo viene dal latino “taglio” e non è altro che disboscamento, una pratica artificiale di abbattimento di alberi per raccogliere e vendere legna, pratica che danneggia gravemente gli ecosistemi boschivi. Lo scopo del taglio ceduo non è assolutamente il benessere del bosco, il suo unico fine è il profitto ricavato dalle ditte del legname. Perdiamo ogni anno centinaia di ettari di boschi tagliati: considerando che in ogni ettaro ci sono circa 1.000 alberi e ne vengono lasciati solamente 50 a dote del bosco, i calcoli sulle perdite sono spaventosi.
L’intervento di Emanuele Loret
Ne parleremo con Emanuele Loret, un biologo idrologo che da decenni studia le falde e i laghi del territorio in importanti ricerche e studi in collaborazione con vari enti ed università. Ci parlerà di come l’abbassamento dei laghi non è altro che l’indice più evidente di una grande e preziosa falda sotterranea che si sta prosciugando a velocità incredibile. Tratterà delle cause dell’abbassamento, della connessione tra i boschi e le acque, del consumo di suolo e della gestione idrica nel nostro territorio.
Un incontro importante
Un incontro da non perdere per chi vuole ripensare insieme il Parco dei Castelli Romani, per scrivere grazie al prezioso contributo di esperti nuove proposte da mettere in campo nella nostra lotta.
- Vogliamo provare a immaginare insieme di cambiare le destinazioni d’uso delle particelle boschive che ora sono tutte “ceduo” in riserve naturali, zone speciali, aree archeologiche e monumentali (considerando che il nostro parco è attraversato da ben tre cammini e ha un patrimonio archeologico incredibile).
- Vogliamo chiedere di dichiarare lo stato di emergenza dei laghi.
- Vogliamo un parco che tuteli davvero la natura e il bosco.
Chi è Alessandro Bottacci
Il dott. Alessandro Bottacci è nato a Figline Valdarno il 24 marzo 1959.
Si laurea in Scienze Forestali presso l’Università di Firenze nel 1984. Dal 1984 al 1995 collabora con la cattedra di Botanica forestale dell’Università di Firenze occupandosi di verde urbano e di deperimento delle foreste da inquinamento ambientale.
Nel 1987 entra, come ufficiale, nel Corpo forestale dello Stato, svolgendo servizio presso l’Autorità di Bacino del Fiume Arno, nella Riserva naturale di Vallombrosa e nelle Riserve naturali Casentinesi.
Nel 2011 è nominato capo dell’Ufficio centrale Biodiversità presso la Direzione generale del Corpo Forestale dello Stato a Roma.
Dal 2018 è professore incaricato di Conservazione della Natura all’Università di Camerino.
Nel 2020 è nominato direttore del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
È socio ordinario dell’Accademia italiana di Scienze Forestali e commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Ha al suo attivo oltre 150 pubblicazioni scientifiche ed è membro del consiglio direttivo della SIRF, Società Italiana di Restauro Forestale (una società scientifica che si occupa di studiare e diffondere il restauro degli ecosistemi forestali).