Nota stampa del Coordinamento Natura & Territorio dei Castelli Romani

La situazione delle risorse idriche dei Castelli Romani sta arrivando a un punto di non ritorno. Alcuni pozzi ormai attingono a un livello più basso di quello del mare, i laghi hanno perso più di 6 metri del loro livello normale, un deficit che si avvicina ormai ai 50 milioni di mc. Le sorgenti e i torrenti sono ormai a secco e numerose aziende agricole sono costrette a chiudere per i costi per l’irrigazione. I cambiamenti climatici peggioreranno tutto questo e, senza le riserve idriche sotterranee, il territorio non avrà la resilienza necessaria per affrontare le necessità idriche del futuro.

Le associazioni dei Castelli Romani riunite nel Coordinamento Natura & Territorio, chiedono ai Comuni il rispetto della DGR Lazio 445 del 2009, cioè i provvedimenti per la tutela dei Laghi Albano e di Nemi e degli acquiferi dei Colli Albani.

A causa delle condizioni di criticità in cui si trova il sistema idrogeologico dei Colli Albani, le associazioni hanno chiesto fin dal 2005 l’applicazione di misure per la tutela delle risorse idriche del territorio. In particolare chiedono il rispetto delle seguenti norme del DGR Lazio 445 del 2009.

Secondo l’art. 4, le autorità competenti devono completare il censimento delle utilizzazioni in atto e provvedere all’implementazione dello specifico Sistema Informativo Territoriale. Inoltre, le suddette autorità devono procedere alla rimodulazione delle concessioni e alla verifica di derivazioni o utilizzazioni di acque superficiali e sotterranee prive del provvedimento autorizzativo, disponendo la cessazione delle utenze abusive e l’applicazione delle sanzioni amministrative ai sensi dell’art. 96 del D.Lgs. 152/06.

Secondo l’art. 6, deve essere sospeso il rilascio delle autorizzazioni alla ricerca di acque sotterranee e le nuove concessioni per prelievi di acque superficiali o sotterranee; i possessori o utilizzatori di pozzi o di derivazioni stabili o temporanee di acque superficiali sono tenuti all’installazione di dispositivi di misura dei volumi utilizzati. Inoltre, al concessionario dei prelievi delle acque utilizzate a scopo idropotabile e industriale spetta l’immediata installazione di dispositivi di misura del livello di falda.

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Inoltre, chiedono l’attuazione del piano di salvaguardia del territorio del Parco, non concedendo nuove concessioni edilizie, lottizzazioni o ampliamenti che prevedano un’ulteriore copertura del suolo o nuovi consumi idrici. La situazione è talmente grave che non è più possibile consumare ulteriore suolo, siamo arrivati ormai al 20% del suolo dei Castelli Romani cementificato. Purtroppo, sono previste nuove speculazioni edilizie, anche su terreni boschivi all’interno del Parco.

Dopo la passeggiata di protesta alla quale hanno partecipato più di 600 cittadini, i volontari si danno l’appuntamento ai laghi per una campagna di sensibilizzazione che durerà tutta l’estate. È importante far sapere alla cittadinanza i veri motivi dell’abbassamento dei laghi e dei pericoli che corriamo. Dopo 40 anni di immobilismo delle amministrazioni comunali, è ora che si facciano delle azioni concrete per bloccare il consumo del suolo e l’abbassamento delle falde idriche.

I Castelli Romani hanno tre problemi ambientali principali: l’abbassamento delle falde idriche, il consumo del suolo e l’inceneritore di Roma, tre problemi legati fra loro.

Per partecipare come volontari e fare qualcosa per il nostro territorio: coordinamento@resedaweb.org.

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