Una catena umana di secchi in segno di protesta per i laghi che si stanno prosciugando

Dopo la grande partecipazione all’evento organizzato per il lago di Nemi, ora è la volta del lago Albano. Il 9 novembre, alle ore 10:00, è prevista una mobilitazione nella centralissima piazza della Libertà di Castel Gandolfo, dove i partecipanti formeranno una catena umana per trasportare simbolicamente acqua da una fontana cittadina fino al lago, lungo un percorso di circa 2 chilometri. L’iniziativa, ribattezzata “La Secchiata 2 – La Vendetta” e promossa dal Comitato Protezione Boschi Colli Albani, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla grave situazione ambientale del lago Albano, caratterizzato da un abbassamento preoccupante dei livelli idrici.

Una richiesta di intervento per la tutela ambientale

Gli organizzatori sottolineano che il deterioramento delle condizioni del lago Albano è legato a diversi fattori: prelievi idrici dalla falda, cementificazione del territorio circostante, perdite dalle reti idriche e pozzi abusivi. La pressione economica e le attività infrastrutturali in corso, secondo i promotori, rischiano di compromettere ulteriormente la salute di questo ecosistema. Di fronte a questa situazione, i cittadini chiedono che venga dichiarato lo stato di emergenza ambientale, sollecitando un cambio di rotta nelle modalità di gestione e salvaguardia delle risorse idriche della zona.

L’iniziativa punta anche a richiamare l’attenzione sulle scelte future di sviluppo. Progetti turistici e infrastrutturali, previsti sia a Nemi sia a Castel Gandolfo, vengono messi in discussione dagli organizzatori, che auspicano invece investimenti mirati alla tutela idrica e alla manutenzione delle reti per ridurre le perdite, un problema particolarmente acuto a Nemi, dove si stima una dispersione del 75%.

Un segnale anche contro l’inceneritore

Durante l’evento, i partecipanti esprimeranno anche il proprio dissenso nei confronti del progetto del termovalorizzatore di Santa Palomba. Secondo i cittadini, l’impianto comporterebbe ulteriori prelievi dalla falda per il sistema di raffreddamento, peggiorando la crisi idrica e generando impatti ambientali. Le associazioni locali invitano le amministrazioni a un approccio integrato e condiviso, per valutare le implicazioni di ogni nuovo progetto sull’equilibrio naturale dei Castelli Romani.

Quella del 9 novembre sarà un’occasione per richiamare l’urgenza di interventi mirati e di lungo respiro. Un gesto simbolico per sensibilizzare cittadini e autorità locali sulla difesa di un inestimabile patrimonio naturale in pericolo, invitando a riflettere su una gestione più responsabile e sostenibile del territorio.