Segrete e antichissime. Piccole e affascinanti. Spoglie eppure preziose. Sono le Grotticelle, alcune persone conoscono il nome, ma poche ci sono state.
Certe volte ti incammini in un sentiero senza sapere bene dove ti porterà. Altre volte parti con carte e mappe o segui un percorso. Sai dove andare, ma non come potrà essere il posto dove sei diretto. Le Grotticelle sono così, difficile immaginarle se non le hai viste.
Stanno in mezzo al fitto del bosco, nascoste tra gli alberi di un costone di tufo. La vegetazione mimetizza la loro presenza.
Il luogo è strano, con spazi ridotti e non c’è niente di monumentale. Tuttavia se si osserva con attenzione si intuisce: il costone in epoche remote doveva essere un posto ideale per viverci. In basso i Pratoni del Vivaro, pianeggianti e ricchi di acque; tutto intorno foreste, anche qui acque e selvaggina, oltre a legna e frutti del bosco. La posizione è alta, con un unico accesso diretto e quindi difendibile.
Le Grotticelle sono due tombe, piccole, anzi minuscole. Scavate direttamente nel banco tufaceo. Siamo nelle falde esterne del cratere più recente del Vulcano Laziale, quello di monte Cavo, che ha creato un cratere centrale all’interno della caldera originaria più antica. Sì, in pratica un vulcano dentro un vulcano!
Alle tombe si accede attraverso con il classico dromos, un percorso a imbuto che in questo caso sfrutta bene il dislivello delle rocce. Dentro ci potevano stare uno o al massimo due defunti, probabilmente adagiati su un fianco, viste le dimensioni ridotte degli spazi.
A che epoca risalgono? Difficile dirlo, probabilmente a un periodo compreso tra quello pre-etrusco e quello post-eneolitico (età del rame). Insomma, le Grotticelle hanno da 3 a 4.000 anni.
Furono “riscoperte” nel 1983 e dopo le prime indagini archeologiche furono un po’ dimenticate. Solo qualche anno fa ci sono stati altri scavi che hanno permesso di approfondire meglio.
Quello che emerge chiaramente è la magnetica atmosfera del luogo, che è stato frequentato, abitato, preferito, da generazioni di nostri antenati. Uomini che si sono adattati al territorio essendone parte. Conoscevano gli alberi e le nuvole, gli animali e le piante, il peso del fato e il rispetto della Terra Madre. Per questo ci hanno lasciato solo questa lieve impronta.
Come ci si arriva
A metà della strada asfaltata per Monte Cavo, in prossimità del primo tornante, nello spiazzo denominato Piazzò, a 2,5 chilometri salendo, ci sono due sbarre sulla destra e poi una terza a poche decine di metri. Prendere lo sterrato chiuso da questa terza sbarra e inoltrarsi nel bosco per circa 2,5 chilometri seguendo sempre il percorso principale.
Arrivati a Valle Bislunga, in prossimità del cartello omonimo girare a destra e salire per poche centinaia di metri. Si arriva così al Casale dei Guardiani (cartello sulla destra). Le grotticelle si trovano a poche decine di metri nella valle retrostante il Casale.