Dal bilancio comunale alla percezione cittadina: come questo rapporto modella la nostra società

Mentre ci muoviamo in un mondo sempre più complesso, la burocrazia continua a rimanere essenziale. Ma il suo vero potenziale può essere realizzato solo con una chiara visione politica che riconosca il valore del lavoro degli uffici e li guidi verso obiettivi di interesse generale.

Quante volte abbiamo sentito dire che “quello che frena l’Italia è la troppa burocrazia”? Questa percezione diffusa suggerisce che il sistema che governa i nostri processi non funziona o è vittima di troppi rallentamenti. Eppure, quando ben gestita, può essere uno strumento fondamentale per garantire efficienza, trasparenza e responsabilità nell’amministrazione pubblica.

Originariamente, il termine “burocrazia” evocava l’immagine di un potere esercitato attraverso la scrittura e l’archiviazione. Concetti che ne sottolineano l’importanza non solo come strumento di organizzazione e gestione delle risorse, ma anche come modello di attuazione concreta degli approfondimenti e degli studi tipici delle attività di uno Stato o di un’entità amministrativa.

Il rapporto tra burocrazia e politica è quindi fondamentale, soprattutto in un sistema fondato sulla democrazia e sulla divisione delle funzioni. Basti pensare, infatti, che nel 1990 il legislatore italiano sentì l’esigenza di dividere i poteri della politica da quelli amministrativi. Prima di questa separazione, erano i sindaci che decidevano come e quando spendere. Ora questa divisione ha sottolineato l’importanza di avere un apparato pubblico indipendente e imparziale, ma anche la necessità di una chiara direzione politica.

La burocrazia può essere, però, un’arma a doppio taglio. Se è eccessiva, può bloccare tutto, dando troppo potere a chi lavora nell’amministrazione e frenando i processi di crescita e cambiamento che sono contenuti nei programmi di mandato della politica. Al contrario, se ce n’è troppo poca, si riducono i controlli e potrebbero saltare i cosiddetti “presìdi”, ovvero quei meccanismi di controllo democratico che garantiscono la corretta gestione delle risorse e la trasparenza delle decisioni.

Quindi, anche alla luce del momento storico che stiamo vivendo con la ripresa dopo il periodo pandemico segnata dagli investimenti del PNRR, la sfida è predisporre un sistema snello ed efficace, tempestivo e competente, a cui sono delegate forme di controllo che vadano di pari passo con una politica che sappia affermare il suo ruolo di indirizzo, per fare in modo che le ricadute positive di questo binomio siano reali e concrete per i cittadini.

Le recenti riforme normative sull’approvazione dei bilanci degli enti locali, per esempio, saranno già un importante banco di prova per la ridefinizione del rapporto tra burocrazia e politica. Basti pensare che i bilanci sono la sintesi di quello che sono le scelte politiche di chi governa e la mancanza di capacità di programmazione è uno dei principali problemi che può ricadere sui cittadini. Le novità introdotte dal Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 25 luglio 2023, che ha modificato il decreto legislativo n. 118/2011 (Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi), mirano a garantire l’approvazione del bilancio di previsione entro il 31 dicembre, come stabilito Testo Unico degli Enti Locali.

Questo obiettivo, seppur ambizioso e contestato dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani per il poco “preavviso” concesso, è stato delineato con precisione: definizione di ruoli, tempistiche e iter programmatico che inizia già dal 15 settembre, con il fine di evitare di concedere proroghe ai Comuni nell’approvazione dei bilanci. Le proroghe, infatti, hanno sempre comportato limitazioni gestionali e una vanificazione del principio della programmazione cui deve essere ispirata la gestione degli enti locali, rendendo farraginoso il rapporto tra burocrazia e politica ma soprattutto imprimendo nei cittadini un certo scoramento che è spesso sfociato nell’astensione del voto, allontanando progressivamente la politica dai reali bisogni della popolazione.

Implicazioni, queste ultime, più ampie e meritevoli di ulteriori approfondimenti ma che possono essere prese in considerazione nella misura in cui ci sentiamo di affermare che mentre la burocrazia è essenziale per la gestione e l’organizzazione di qualsiasi entità amministrativa, è altrettanto fondamentale che questa sia guidata da una chiara visione politica che riconosca il suo valore e la indirizzi verso obiettivi di interesse generale.

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