Sulla Terra ci sono circa 3.000 miliardi di alberi. Di questi, 1.300 miliardi sono nelle foreste tropicali e 750 nelle foreste delle zone temperate. L’uomo ne taglia circa 15 miliardi ogni anno, piantandone soltanto una parte minimale. In pratica sottraiamo costantemente alberi all’ambiente, 2.000 miliardi negli ultimi due secoli.
In Italia quasi un terzo del territorio nazionale è coperto da foreste, sono circa 1.800 metri quadrati di bosco per abitante. E i boschi sono in crescita (dalla metà del secolo scorso), in particolare nell’arco alpino e appenninico. Belle notizie? Sicuramente.
Il problema degli alberi riguarda soprattutto la loro collocazione e sopravvivenza in ambito urbano. Dove assicurano ossigeno e fresco; rappresentano un freno per polveri e rumore; ingentiliscono vie e piazze; ci ricordano che cosa è la natura, l’ambiente naturale di cui anche noi facciamo parte.
Uomini che odiano gli alberi. Pare che sì, ci sia proprio un’avversione, o quantomeno una pervicace volontà di asservire, circoscrivere, confinare, limitare gli alberi.
È un retaggio dell’antropocentrismo biblico o dell’ignoranza corrente? Non lo sappiamo.
Quello che hanno risposto i vigili della Polizia Locale è che al Comune hanno una ditta specializzata. Quindi sanno loro cosa e come fare.
Nelle amministrazioni comunali nessuno mette bocca sulle drammatiche capitozzature che riducono gli alberi a poco più di pali, o li riducono a volumi geometrici che di naturale non hanno più niente. Perché?
Un’impostazione che sottende che gli alberi siano dei pezzi di legno. Non essere viventi, vegetali con una loro vita, ritmi ed esigenze di crescita.
Il rispetto dell’essenza più profonda, naturale e forse ancestrale di un albero, significa rispetto per il mondo, per gli altri, e alla fin fine, per sé stessi.
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