La storia secolare di Palazzo Savelli
Nel cuore di Albano Laziale si erge Palazzo Savelli, una testimonianza storica che attraversa secoli di trasformazioni, scanditi da eventi cruciali e protagonisti illustri. L’edificio nacque come una fortezza medievale attorno al 1200, su iniziativa di Luca Savelli o di suo figlio Giacomo. Strategicamente posizionato lungo la via Appia, il palazzo sorse vicino ai celebri Cisternoni romani e inglobò nel tempo elementi di grande valore storico, come la Porta Pretoria e la chiesa di San Pietro Apostolo, che ospitava la cappella privata della famiglia Savelli.
Nel Seicento, i Savelli trasformarono la fortezza in una sontuosa residenza nobiliare, ma la loro precaria situazione finanziaria li costrinse a vendere il feudo di Albano Laziale nel 1697 alla Camera Apostolica per 440.000 scudi pontifici. Papa Benedetto XIV adattò il palazzo a residenza per illustri ospiti, tra cui la famiglia Stuart, che vi portò lustro e raffinatezza. Tuttavia, nel XVIII e XIX secolo, il palazzo subì interventi che ne alterarono l’aspetto: Papa Pio VI ordinò l’abbattimento di alcune parti per ampliare la via Appia, mentre ulteriori modifiche nel 1854 ne cambiarono ulteriormente la fisionomia.
Con l’annessione del Lazio al Regno d’Italia nel 1870, Palazzo Savelli divenne sede comunale, ruolo che mantiene tuttora, ospitando gli uffici del municipio.
Un simbolo storico e il progetto di restauro
Oltre alla sua funzione amministrativa, il palazzo continua a rappresentare un punto nevralgico della vita cittadina. Tra i suoi spazi più iconici spiccano la sala nobile, utilizzata per le riunioni del consiglio comunale, e l’imponente scalinata che conduce al piano principale.
La necessità di preservare un edificio di tale valore storico ha portato all’avvio di un recente progetto di restauro e consolidamento, con un finanziamento totale di 2,5 milioni di euro, di cui 2,37 milioni provenienti dal PNRR e circa 131.700 euro dal Comune.
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