Per i progetti del PNRR finora sono stati spesi circa il 30% delle risorse disponibili. La Corte dei Conti certifica i ritardi. I progetti devono essere ultimati entro il primo semestre del 2026. La scadenza è quindi tra un anno e mezzo. Le capacità progettuali, di spesa e di realizzazione dimostrate finora dalla pubblica amministrazione sono decisamente piuttosto modeste.
È vero, le procedure amministrative sono complicate e farraginose. Ma perché abbiamo tutte queste regole? Essenzialmente perché non c’è fiducia nello Stato. Si dice sono tutti corrotti, una frase apocalittica, un concetto non vero.
In molti studi pubblicati sulle migliori riviste scientifiche internazionali è dimostrato che ci sono tantissimi sprechi negli appalti pubblici in Italia. Rappresentano il 3% del prodotto interno lordo del Paese, stiamo parlando di 50 miliardi di euro l’anno. L’83% di questi sprechi è dovuto a incompetenza; il 17% è dovuto a corruzione. Percentuali altissime, intollerabili!
Volendo scorgerla, c’è comunque una buona notizia, ossia che mentre la percentuale della corruzione è difficile da perseguire e debellare, quella relativa alle incapacità, inadeguatezze e carenze della pubblica amministrazione, che rappresenta la fetta assai più rilevante, è meno difficile da ridurre.
Se solo il 10% di questi sprechi – 5 miliardi – fossero impiegati per adeguare la qualità del personale pubblico, colmare le carenze, qualificare le professioni, alzare gli stipendi (limitando la fuga verso i privati), insomma per assumere la migliore classe dirigente disponibile, avremmo un miglioramento della capacità amministrativa della pubblica amministrazione, in particolare delle stazioni appaltanti che sono quelle che registrano le maggiori difficoltà di investimento per i lavori del PNRR, per esempio.
Saper spendere bene le risorse, in particolare quelle che abbiamo avuto dall’Europa, oltre a migliorare le nostre strutture materiali e immateriali e la nostra organizzazione sociale, significherebbe superare lo stereotipo negativo dell’Italia e aumentare di molto il nostro potere negoziale con l’Unione europea.
Il tempo è poco, ma non pare proprio che stiamo andando in questa direzione.
La situazione nei Castelli Romani riflette purtroppo le criticità nazionali, con progetti finanziati dal PNRR avviati ma spesso rallentati o bloccati. Questo panorama evidenzia la necessità di un cambio di passo anche nella gestione locale: rafforzare le competenze tecniche e amministrative dei comuni si rivela dunque strategico per evitare che le risorse europee (e non solo), fondamentali per il rilancio del territorio, vadano sprecate. Il tempo stringe e, con le scadenze sempre più vicine, è quanto mai evidente come non ci sia più spazio per l’improvvisazione.