Qui la bellezza è una promessa di felicità mantenuta: avanzando nel lungo viale del parco, la villa, dapprima seminascosta dagli alberi, si apre a poco a poco in tutta la sua magnificenza. Le facciate color dell’aria, il famoso cilestrino, sospendono l’imponenza dell’edificio, dando una eterea leggerezza alle architetture.

Tutto intorno alberi e più in basso il giardino all’italiana, che fanno da cornice a un panorama su Roma davvero bello, spaziando dal monte Soratte al mare.

Scriveva ad esempio Goethe, a proposito dei Castelli Romani: “… ad ogni passo, si offrono al disegnatore dei soggetti stupendi. Il panorama è sterminato, qui si trova sempre qualcosa di nuovo e di seducente”.

Villa Falconieri è depositaria di una storia che si presentata con la forza e il magnetismo di una leggenda, nella suggestione dei simboli che la punteggiano, depositaria di fasti remoti, non ancora estinti.

La villa fu costruita a metà del ’500 sul sito d’un’antica villa romana per volere del vescovo di Melfi, Alessandro Rufini (da qui il primo nome della villa). È La più antica delle Ville Tuscolane e probabilmente la più bella. Fu ingrandita, quasi certamente per impulso di Papa Paolo III Farnese (come sembra indicare una medaglia che il pontefice fece coniare per celebrare il restauro di Frascati), intorno al 1546, con lavori probabilmente diretti da Giovanni Lippi, detto Nanni di Baccio Bigio, della cerchia di Antonio da Sangallo il Giovane.

Dal 1573 al 1623 la villa appartenne con alterne vicende alle famiglie Cenci, Sforza, Gonzaga e, forse, Montalto; la presenza dei Gonzaga e degli Sforza ricollega questa villa all’azione mecenatistica che promosse lo sviluppo dell’Umanesimo e del Rinascimento.

Nel 1628 fu acquistata dai Falconieri, che ne furono proprietari fino al 1879, quando il complesso fu venduto a Elisabetta Aldobrandini Lancellotti; essi commissionarono un ampliamento architettonico a Francesco Borromini che pare vi abbia lavorato insieme ad altri: l’attribuzione dei disegni, se non dell’esecuzione al Borromini è controversa, e recentemente il progettista è stato identificato in Camillo Arcucci.

I Falconieri dotarono Villa Falconieri anche d’una ricca biblioteca (inventariata nel 1849, ma costituita a partire dal XVII sec.), favorirono i convegni del circolo d’intellettuali che si riuniva intorno alla regina Cristina di Svezia (della cui cerchia faceva parte Ottavio Falconieri, nipote d’Orazio e del Cardinal Lelio), promossero incontri, manifestazioni musicali, spettacoli teatrali e, dal 1656, concessero persino venti borse di studio annuali per giovani “capaci, bisognosi e di buoni costumi, ma anche di nobili natali, purché capaci” che veramente dessero “opera agli studi”.

Dopo avere ospitato, dal 1898 al 1905, i frati trappisti dell’Abbazia delle Tre Fontane (che arrecarono non pochi danni agli affreschi, ritenendoli poco consoni a un ambiente monastico), nel 1907 la villa fu acquistata dal barone tedesco Ernest Mendelssohn-Bartholdy (nipote del compositore) che la donò all’imperatore Guglielmo II, il quale decise di destinarla a sede d’una scuola tedesca di belle arti e lettere (affidata all’Istituto Germanico di Roma) che gareggiasse con l’Accademia francese di villa Medici sita nella capitale.

Dopo la prima guerra mondiale la villa fu confiscata dallo Stato. Nel periodo che seguì, a partire dal 1928, fu sede del pioneristico Istituto Internazionale di Cinematografia educativa e ospitò anche, il 26 marzo del 1929, Louis Lumière. Per breve tempo, a partire dal 1938, fu sede dell’Istituto Nazionale per le Relazioni con l’Estero (INRE), diretto da Galeazzo Ciano.

Durante il secondo conflitto, Villa Falconieri fu occupata dal comando militare tedesco agli ordini del Feldmaresciallo Kesserling. Gravemente danneggiata dai bombardamenti dell’8 settembre 1943, in cui perse l’intera ala destra, la casa rurale e l’alloggio del custode, dopo un periodo d’abbandono aggravato da saccheggi e interrotto solo dalla presenza di “colonie elioterapiche” per i bambini di Frascati, la villa fu restaurata dopo la guerra, nel periodo 1956-1958, e ha subìto un nuovo importante intervento di riqualificazione negli anni che vanno dal 1983 al 1996.

La villa ha ospitato il Centro Europeo dell’Educazione (CEE, poi CEDE) dal 1959 fino al 1999, mentre dal 2000 al 2015 è stata sede dell’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (INValSI).

Dal 2016 l’Accademia Vivarium novum svolge a Villa Falconieri le proprie attività di formazione e promozione culturale, sotto la direzione del professor Luigi Miraglia.

Prenotare una visita

L’Accademia apre la sua sede al pubblico ogni domenica con visite guidate programmate per le ore 10 e le ore 12, con la sola eccezione delle domeniche nelle quali vengono realizzati convegni e altre iniziative culturali di varia natura.

La visita guidata è tenuta in lingua italiana ed è gratuita. La prenotazione è obbligatoria e può essere effettuata scrivendo direttamente all’indirizzo visite@vivariumnovum.net.