Il dibattito sulla gestione dei rifiuti a Roma si arricchisce grazie al contributo del Prof. Franco Medici, ingegnere, docente presso Sapienza Università di Roma e uno degli autori di un recente volume (L’inceneritore di Roma: Una scelta sbagliata) che esamina la controversa scelta di un termovalorizzatore come soluzione alla crisi dei rifiuti della Capitale.
Localizzazione e impatto ambientale: un equilibrio delicato
Il Prof. Medici solleva questioni riguardo la localizzazione del termovalorizzatore, situato a ben 26 km dal centro storico di Roma. “Evidentemente”, osserva il professore, “sussiste la preoccupazione di emissioni nocive, nonostante le assicurazioni ufficiali. Se così non fosse, perché collocare l’impianto a tale distanza?”
Capacità di processo e obiettivi di riciclo: numeri al vaglio
L’analisi del bando di gara ha inoltre portato alla luce incertezze sulla capacità di processare 600 tonnellate di rifiuti al giorno e sul raggiungimento del 65% di raccolta differenziata previsto, mentre attualmente si è fermi al 40-41%. Medici mette in dubbio il realismo di questi numeri, ipotizzando che, con la tecnologia attuale, si rischi di lavorare con parametri obsoleti.
Questioni idriche e sostenibilità
Un altro tema critico è il fabbisogno idrico dell’impianto, una risorsa già scarsa nell’area di Roma. “Da dove verrà presa questa acqua?” chiede il professore, sottolineando che non si è tenuto in debito conto di questo aspetto fondamentale in fase di pianificazione.
Le emissioni di CO2: calcoli e considerazioni
Secondo i calcoli di Medici, il processo previsto ridurrebbe soltanto piccolissima parte delle emissioni complessive di CO2, un risultato che descrive come insufficiente. “Si potrebbe fare una progettazione migliore” afferma, proponendo alternative come la pirolisi o il trattamento meccanico spinto, metodi che potrebbero ottimizzare il recupero totale della materia.
Verso un futuro sostenibile: quali alternative?
La conclusione del professore è chiara: Roma ha un’occasione persa tra le mani. Invece di affidarsi a tecnologie datate, potrebbe essere pioniere nella ricerca di soluzioni innovative per un futuro più sostenibile.
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