Il dibattito sul termovalorizzatore di Santa Palomba giunge a una nuova tappa. La quarta sezione del Consiglio di Stato ha infatti rigettato i ricorsi presentati da ambientalisti e comitati locali, confermando la decisione iniziale del TAR. Le parti opposte, tra cui l’associazione Promozione Sociale Verdi Ambiente e Società, Casale Certosa e il comitato ‘No Inceneritore Santa Palomba’, hanno visto respinte le loro argomentazioni contro la costruzione dell’impianto.

I giudici hanno motivato la loro decisione evidenziando come il termovalorizzatore rispetti la gerarchia dei rifiuti, promuova il recupero energetico e assicuri una gestione dei rifiuti eco-compatibile, riducendo l’impatto ambientale del trasporto dei rifiuti. La sentenza sottolinea l’importanza di obiettivi di riciclaggio realistici e sostenibili, respingendo le critiche sulla presunta insufficienza delle percentuali di riciclaggio previste dal piano rifiuti di Roma Capitale.

Si apre così un nuovo capitolo per la gestione dei rifiuti a Roma. Questo sviluppo segna l’avvio di una fase cruciale per l’opera, ma quali sono i passaggi successivi?

Il cronoprogramma dell’opera

Nonostante l’entusiasmo in Campidoglio, l’apertura del termovalorizzatore non coinciderà con il Giubileo, come inizialmente sperato. Secondo il programma preliminare fornito dalla Rete temporanea d’impresa, che include Acea Ambiente, Hitachi Zose Inova, Suez e Vianini Lavori, l’inaugurazione è prevista per il 2027.

Al momento, si sta svolgendo una gara pubblica, con scadenza a metà maggio. Il consorzio guidato da Acea, unico rispondente alla manifestazione d’interesse, si prospetta come il favorito. Si prevede che il progetto esecutivo riceva l’approvazione definitiva entro il 2024, con l’avvio dei lavori nel sito di Santa Palomba previsto per gennaio 2025.

La realizzazione dell’impianto richiederà circa 26 mesi, indicando l’inizio dell’operatività per febbraio 2027. Tuttavia, il programma potrebbe subire modifiche in base a proposte migliorative emerse durante la gara. Si contempla anche una fase di esercizio provvisorio dopo 43 mesi dall’inizio, ma le operazioni a regime e i test funzionali necessari per il collaudo provvisorio non avverranno prima di 47/48 mesi, ovvero in circa quattro anni.