“Non c’è più l’opposizione di una volta!”
Si potrebbe dire così, con un sospiro nostalgico, ricordando quando gli schieramenti politici erano netti e si poteva star sicuri che l’uno o l’altro avrebbe fatto opposizione a chi governava.
I ruoli si sono molto scoloriti, la partecipazione è in caduta libera (basti pensare all’astensionismo) e la passione civile dei cittadini appare sopraffatta dai comportamenti di tanti politici. Tranne quando si tratta dei fondamentali e ci può essere un apporto diretto, come nel caso del referendum contro la legge sull’autonomia differenziata, con 1.300.000 cittadini che hanno sottoscritto i quesiti referendari.
Le maggioranze “inarrestabili”
Una delle conseguenze dirette si ritrova nei consigli comunali dei Comuni dei Castelli Romani, per esempio, dove si fa fatica a trovare le opposizioni. Quelle combattive minoranze che mettevano alla frusta la politica di chi governava.
Ora tutto questo quasi non esiste più. Tra premi di maggioranza e schieramenti vastissimi, le maggioranze sono così larghe che i numeri che rimangono a chi dovrebbe istituzionalmente opporsi, sono minimi o addirittura insignificanti. Un grave problema per il funzionamento della vita democratica dei Comuni. Non c’è quasi più nessuno che faccia un’osservazione, una verifica, una critica.
I consigli comunali, che sarebbero il luogo di confronto politico, sono ridotti al minimo. In alcuni comuni si fanno poche volte l’anno, solo quando proprio formalmente indispensabili. Le decisioni sostanziali si prendono nelle giunte comunali, ma anche lì spesso c’è il ruolo predominante del sindaco, che a volte cede alla tentazione di diventare un piccolo podestà e di governare da solo.
Quando l’opposizione tace, anche la maggioranza s’indebolisce
L’assenza di un’opposizione forte e strutturata nei consigli comunali dei Castelli Romani non è solo un problema di rappresentanza: è un rischio concreto per la qualità dell’amministrare. Senza una voce critica che monitori, analizzi e, quando necessario, metta in discussione le scelte della maggioranza, chi governa si trova spesso senza freni, libero di operare senza controlli e può essere indotto a prendere qualche scorciatoia.
Questo vuoto di controllo facilita scivoloni amministrativi, decisioni affrettate e, in alcuni casi, veri e propri errori di gestione che potrebbero essere evitati con un confronto più rigoroso. Così, l’assenza di un’opposizione robusta contribuisce a una sorta di rilassamento della maggioranza, che può portare a scelte poco ponderate, penalizzando l’interesse collettivo e riducendo la trasparenza nei confronti dei cittadini.
Le opposizioni ai Castelli Romani
E le opposizioni? Nei Castelli Castelli Romani sono quasi sparite, tranne qualche caso più fortunato, come per esempio a Ciampino, con i militanti di “Diritti in Comune”, sempre attivi; Genzano di Roma, con un gruppo di consiglieri del centrodestra che cerca di mettere in difficoltà l’amministrazione; Frascati, con una destra che sgomita un po’ contro la sindaca in carica; Marino, con un crescente fronte di opposizione (proveniente dalla stessa maggioranza); Monte Compatri, dove un ex sindaco mostra un livore rancoroso con attacchi verso il sindaco in carica.
Al contrario, per quanto riguarda le maggioranze, il caso più spinto è quello di Rocca Priora, governata da destra e sinistra insieme: esponenti di Fratelli d’Italia e Partito Democratico. Uno schema che sostanzialmente c’è anche a Lariano e, secondo voci insistenti, molti amerebbero importare anche a Rocca di Papa.
In queste condizioni i consiglieri di opposizione rimangono spesso una muta minoranza. Pochi raccordi tra loro e poca possibilità, capacità, o voglia, di coinvolgere i cittadini e ingaggiare confronti sui temi nodali della vita delle comunità. Così può succedere di vivacchiare in attesa della prossima scadenza elettorale, confidando nei limiti di chi governa per arrivare a vincere.
L’esempio più eclatante è Rocca di Papa, dove l’opposizione di fatto si è estinta sul piano politico, diventando ininfluente nella pratica. Può accadere di registrare qualche sporadica scaramuccia verbale in consiglio comunale, ma nient’altro. Non esistono canali di informazione con i cittadini e il massimo della comunicazione è qualche suadente post su Facebook.
La desertificazione sociale e il ruolo delle associazioni
In queste condizioni la politica si rende colpevole dell’azzeramento di qualsiasi tentativo di coinvolgimento e crescita collettiva sui temi delle comunità che rappresenta. La desertificazione sociale è in atto sotto i nostri occhi.
Possiamo sperare solo nel ruolo delle associazioni, le uniche che ancora riescono ad aggregare persone e a muovere un po’ di passione, soprattutto sui temi sociali e ambientali.