Intervista al direttore artistico dei teatri di Ariccia e Velletri

Oggi “Castelli Romani” ha il piacere di condividere un’intervista esclusiva a Giacomo Zito, una figura chiave nel panorama teatrale del nostro territorio. Esploreremo il suo viaggio artistico, dalla formazione accademica fino alla direzione artistica dei teatri di Ariccia e Velletri. Con uno sguardo attento ai progetti realizzati e a quelli futuri, ci immergiamo nel suggestivo mondo del teatro, visto attraverso gli occhi di uno dei suoi più appassionati e influenti protagonisti.

Giacomo, partiamo dal tuo personale percorso nel mondo del teatro.

Dopo il diploma in Accademia nel 1990, la mia carriera nel mondo dello spettacolo ha preso il via. Ho lavorato come freelance in teatri prestigiosi come il Teatro Stabile di Torino e il Teatro Argentina, e ho avuto esperienze in televisione, cinema e radio. La regia è entrata nella mia vita professionale dopo l’incontro con Luca Ronconi, una figura monumentale del teatro italiano, con il quale ho lavorato prima come attore per cinque anni e poi come assistente alla regia.

La mia passione per il teatro era evidente fin dai tempi dell’Accademia, dove i miei allievi apprezzavano il mio approccio agli allestimenti scenici. Ho ampliato le mie competenze lavorando con compagnie teatrali in tournée e ricoprendo anche ruoli amministrativi. La curiosità per gli aspetti tecnici del teatro, come palcoscenico, illuminotecnica e quintaggio ha preso forma fin dalle prime esperienze.

Verso la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, ho iniziato a condividere la mia esperienza attraverso corsi e laboratori. La svolta è arrivata quando il Comune di Ariccia, grazie al sostegno di amici e collaboratori, mi ha coinvolto in un progetto di rivalutazione del centro storico, chiedendomi di organizzare una programmazione estiva. Il mio primo grande progetto, “Fantastiche Visioni”, ha riscosso un successo inaspettato, attirando molti più spettatori del previsto. Questo successo mi ha portato a proporre al Comune un progetto di conversione d’uso di una chiesa sconsacrata, trasformandola nel Teatro Comunale Gian Lorenzo Bernini, inaugurato il 30 novembre 2008.

Negli anni successivi, il mio lavoro è stato riconosciuto da diverse amministrazioni, che hanno approvato i progetti teatrali e didattici che proponevo annualmente. Ho stretto collaborazioni significative, come quella con Palazzo Chigi, e ho realizzato progetti importanti come L’Orlando Furioso, Inferno e Vita da Principi. Questo mi ha dato l’opportunità di esprimere la mia visione artistica e professionale sul territorio.

Un aspetto fondamentale del mio lavoro è l’impegno con i giovani, condividendo esperienze sul palcoscenico che influenzano significativamente la loro crescita. La direzione artistica del Festival del Teatro Medievale e Rinascimentale di Anagni, iniziata nel 2009, è stata un’ulteriore conferma delle mie competenze, anche in ambito amministrativo.

Recentemente, ho iniziato a lavorare sull’idea di una rete dei Castelli Romani, un progetto che coinvolge sia Ariccia sia Velletri, dove dirigo le realtà teatrali locali. Questo progetto mira a creare sinergie tra le due città, promuovendo scambi artistici e spettacoli condivisi, come dimostrato dagli spettacoli degli allievi del Benini ospitati al Teatro Artemisio di Velletri. Questa iniziativa rappresenta un passo avanti nella mia visione di un teatro integrato e collaborativo nella regione.

Tra Ariccia e Velletri, le attività che portano la tua firma coinvolgono davvero tante realtà e tante persone. Ci vuoi dare qualche dettaglio in merito?

L’Accademia Bernini e l’Artemisio di Velletri sono due realtà diverse.

Il Teatro Bernini fa i suoi numeri, ma più di 70 spettatori non può accogliere. Posso comunque dire con una certa soddisfazione che registriamo sempre il tutto esaurito.

Per quanto riguarda l’Accademia Bernini, questa mediamente raccoglie iscrizioni per non meno di 120-150 partecipanti tra adulti e bambini, un numero impressionante che raccoglie adesioni da tutti i Castelli Romani, da Ciampino a Campoleone, passando per Lanuvio, Velletri, Marino, Grottaferrata. Abbiamo allievi che poi diventano attori delle nostre produzioni professionali e anche impegnati in set internazionali e nazionali: siamo orgogliosissimi di questo. Abbiamo dimostrato che c’è un bisogno: avvicinarsi in maniera curiosa e poi emotiva a un’attività che riteniamo preziosissima e che su Ariccia concentra questo numero di persone.

A Velletri, il Teatro Artemisio rappresenta un fulcro culturale di grande importanza. Grazie agli spazi sotto la mia direzione artistica, offriamo opportunità a diverse realtà di svolgere le proprie attività didattico-educative. Il teatro vanta poi una programmazione di alto livello, arricchita dalla sua storia affascinante. Grazie a Gian Maria Volonté, infatti, nei tumultuosi anni ’80, il teatro fu preservato da un destino di trasformazione in supermercato e successivamente acquisito e ristrutturato dal Comune, trasformandosi in un auditorium da 400 posti.

Questa struttura richiede una direzione esperta e appassionata per essere pienamente valorizzata. È un luogo vivace, ampiamente utilizzato dalla comunità di Velletri per eventi, presentazioni di libri e incontri con autori. Ospitare figure di spicco, come il rinomato scrittore contemporaneo Donato Carrisi, di cui sono un accanito lettore, rappresenta un’opportunità straordinaria.

La nostra stagione teatrale si distingue per la presenza di nomi noti e influenti nel panorama artistico, posizionando il Teatro Artemisio come un punto di riferimento a livello nazionale. Abbiamo iniziato con numeri modesti, ma in solo un anno e mezzo, abbiamo raddoppiato il numero di abbonati e inaugurato l’ultima stagione con il tutto esaurito, un risultato che testimonia la nostra crescita e successo.

Quanto ha influito e influisce ancora la collaborazione delle amministrazioni comunali?

La collaborazione con le amministrazioni comunali ha avuto e continua ad avere un impatto importante sul mio lavoro. Sono profondamente grato alle amministrazioni con le quali ho avuto l’opportunità di collaborare. Hanno riposto fiducia in me, consentendomi di crescere e imparare nel corso del tempo. È fondamentale riconoscere il valore di queste esperienze.

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Grazie a queste collaborazioni, ho potuto lavorare a stretto contatto con dirigenti competenti, acquisendo una comprensione più profonda di meccanismi specifici, leggi e strategie operative efficaci. Questa esperienza mi ha arricchito professionalmente e per questo esprimo la mia sincera gratitudine.

Desidero sottolineare l’importanza della distinzione tra dirigenti e politici. I dirigenti sono figure costanti nel panorama amministrativo, mentre i politici indirizzano le scelte della maggioranza del governo cittadino e quindi forniscono gli indirizzi ai dirigenti. Quindi è determinante l’accordo e l’unità di intenti con tutti, amministratori – sindaco e assessori – che investono nella crescita culturale e dirigenti, capaci di mettere in atto efficacemente gli indirizzi.

La sinergia tra l’approccio politico e gli obiettivi dell’amministrazione, combinati con le esperienze del dirigente e le mie, crea una collaborazione fruttuosa. Questo intreccio di competenze e visioni diverse si traduce in risultati tangibili e positivi, che beneficiano sia il progetto a cui lavoro sia la comunità più ampia.

Come avete affrontato le difficoltà nel coinvolgere la comunità locale nel teatro? Quali strategie avete utilizzato per stimolare l’interesse del pubblico, e in che misura i corsi di teatro hanno contribuito a questo processo?

Per coinvolgere attivamente la cittadinanza nel mondo del teatro, abbiamo adottato diverse strategie, sfruttando in particolare la mia esperienza personale pregressa nel settore. Una delle tecniche che risulta più efficace è stata quella di includere nelle nostre programmazioni mainstream grandi nomi del teatro. Questo approccio non solo attira l’attenzione, ma aiuta anche a identificare chi, nel territorio, è maggiormente incline alla curiosità culturale e interessato a vedere dal vivo artisti di fama.

Altrettanto fondamentale è stata la collaborazione con le scuole locali, creando un ponte tra il teatro e l’istruzione. Abbiamo portato il teatro nelle scuole e viceversa, incoraggiando gli studenti a partecipare attivamente. Questa interazione ha avuto l’effetto collaterale positivo di coinvolgere anche le famiglie, risvegliando in molti genitori l’interesse o la passione latente per il teatro, sia come spettatori che potenzialmente come partecipanti.

I corsi di teatro hanno avuto un ruolo fondamentale in questo processo. Hanno offerto un punto di accesso diretto e pratico al mondo del teatro, permettendo a persone di tutte le età di esplorare la loro creatività e talento. Sebbene i numeri non siano paragonabili a quelli di altre aree di intrattenimento di massa, come il calcio, abbiamo notato una crescita costante e soddisfacente della partecipazione e dell’interesse per il teatro.

Potresti raccontarci di più sul Palio Teatrale Studentesco Città di Velletri?

Il Palio Teatrale Studentesco Città di Velletri è un progetto che ho fortemente voluto. Si tratta di una competizione teatrale tra istituti superiori, un concetto che abbiamo realizzato con grande entusiasmo e che ha superato le nostre aspettative già dalla prima edizione, svoltasi l’anno scorso.

Nella prima edizione, siamo stati sorpresi e gratificati dalla partecipazione di ben 8 istituti scolastici e 11 gruppi teatrali: un risultato eccezionale. Questo ha significato avere circa 340 studenti coinvolti direttamente sul palcoscenico e un pubblico di circa 2.500 spettatori. Il Palio non è solo una semplice recita scolastica; è un vero e proprio spettacolo teatrale. Offriamo ai giovani artisti un palcoscenico professionale, supporto tecnico di alto livello e una struttura di programmazione formale, compreso un biglietto d’ingresso a pagamento. Questo trasmette ai ragazzi l’importanza e il valore del loro impegno artistico.

La competizione tra scuole spinge gli studenti a dare il meglio, senza la garanzia di applausi automatici. La qualità degli spettacoli presentati l’anno scorso è stata sorprendente, con alcuni che hanno raggiunto livelli di eccellenza inaspettati. La riuscita dell’edizione precedente ci ha incoraggiati a proseguire con grande ottimismo, e quest’anno abbiamo registrato un interesse ancora maggiore, con la partecipazione di nuovi istituti e la conferma di quelli già coinvolti in precedenza. Speriamo che anche quest’anno il Palio continui a offrire agli studenti un’esperienza formativa e stimolante, contribuendo a nutrire la passione per il teatro tra i giovani.

Qual è l’importanza di avere spazi pubblici dedicati alle attività culturali e teatrali, come spettacoli, convegni e corsi, e come questi spazi influenzano la produzione e la fruizione culturale?

La disponibilità di spazi pubblici dedicati alle attività culturali e teatrali è cruciale. Noi, come operatori nel settore culturale, sottolineiamo sempre che senza spazi adeguati, la creazione e lo sviluppo di progetti artistici sarebbero enormemente limitati. Personalmente, non avrei potuto realizzare le prove e le produzioni delle mie compagnie teatrali e dei miei progetti senza l’accesso a tali spazi, che sono ancora più preziosi perché pubblici.

A Velletri, per esempio, abbiamo una figura chiave come Sara Di Luzio, esperta in beni culturali, che ogni mattina introduce i bambini delle scuole elementari al patrimonio artistico locale, come gli affreschi del Chiostro, stimolando la loro creatività attraverso disegni e racconti. Questo è un esempio di come gli spazi pubblici, se ben gestiti e valorizzati, possono arricchire significativamente il patrimonio culturale di una comunità.

Inoltre, la trasformazione di luoghi come il Bernini, che da spazio abbandonato è diventato un centro culturale aperto e vivace, dimostra l’impatto positivo che tali spazi possono avere. Lo stesso vale per l’Artemisio e per il Chiostro, che, grazie agli investimenti mirati, sono stati salvati dalla rovina e trasformati in patrimoni della comunità locale.

L’importanza di questi spazi è stata ulteriormente evidenziata dal progetto “Vivi Velletri 2° Edizione”, sostenuto da un contributo pubblico regionale destinato alle dimore storiche del Lazio. Questo progetto non solo ha promosso l’arricchimento storico e culturale di questi luoghi, ma ha anche migliorato la loro fruizione pubblica. È un esempio eccellente di come una gestione attenta e strategica degli spazi pubblici possa portare benefici tangibili e duraturi a tutta la comunità.

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