Ieri mattina, presso il palazzetto dello sport, gremito di studenti, insegnanti e cittadini, si è tenuta una mattinata dedicata al “Giorno della Memoria”, organizzata dal corpo docente del plesso scolastico Tiberio Gulluni di Colonna. Protagonista dell’evento è stato Emanuele Di Porto, noto come il “bambino del tram”, che ha condiviso la sua straordinaria fuga dal rastrellamento degli ebrei del 16 ottobre 1943 a Roma.
Fausto Giuliani, il sindaco del Comune di Colonna, ha aperto l’evento, esprimendo gratitudine verso la dirigente scolastica Fabiola Tota, la professoressa Luisella Pasquali e tutto il corpo docente per aver reso possibile questa giornata di riflessione e commemorazione. “Una mattinata organizzata magistralmente”, ha commentato Giuliani, sottolineando l’importanza di ricordare le atrocità commesse dalle milizie naziste e il valore del racconto di Di Porto per le nuove generazioni.
Emanuele Di Porto, oggi novantatreenne, ha narrato con forza e commozione la sua esperienza di sopravvivenza, sottolineando come solo negli ultimi anni abbia compreso la portata del suo gesto, non una semplice “ragazzata”, ma un atto di coraggio che merita di essere raccontato per mantenere viva la memoria delle vittime dell’Olocausto.
La sua storia, una lotta per la sopravvivenza segnata da stenti, privazioni e dolore, è anche un tributo alla madre, che, con un gesto disperato, gli salvò la vita “quasi buttandomi di sotto dal camion” su cui era stato caricato durante il rastrellamento. Questo racconto ha toccato profondamente i cuori di tutti i presenti, lasciando Colonna “a bocca aperta, con gli occhi umidi”, come ha descritto il sindaco.
L’evento ha rappresentato non solo un momento di commemorazione, ma anche una riflessione sull’importanza del ricordo e dell’impegno collettivo per contrastare l’indifferenza e promuovere i valori della pace e dell’umanità. La testimonianza di Emanuele Di Porto rimane un faro di speranza e un monito per le future generazioni, un richiamo a non dimenticare le lezioni del passato per costruire un futuro migliore.