Il lago Albano di Castel Gandolfo è al centro di una controversia giudiziaria che ha portato al sequestro di un noto stabilimento balneare. Le accuse riguardano presunti abusi edilizi, ma resta il mistero su chi abbia dato il via al procedimento giudiziario.

Indagini e intervento delle autorità

I Carabinieri del Comando di Castel Gandolfo hanno eseguito il sequestro del lotto numero 18, un’area ben nota tra i concessionari balneari e frequentatori locali. L’iniziativa è partita dalla Procura della Repubblica di Velletri, con i carabinieri nel ruolo di esecutori. Al momento, le autorità mantengono il riserbo sulla questione, mentre dall’Amministrazione comunale non giungono dichiarazioni ufficiali.

Presunti abusi e vincoli dell’area

L’area del lago Albano è soggetta a numerosi vincoli di tutela ambientale e culturale, molti dei quali imposti dal Ministero dei Beni Culturali e Turismo. Qualsiasi intervento edilizio richiede l’approvazione preventiva da parte del Comune, del Parco dei Castelli Romani e della Regione Lazio. Si ipotizza che una piattaforma non autorizzata abbia innescato l’intervento giudiziario, creando scompiglio tra gli operatori del settore.

Origine degli esposti e potenziali conseguenze

Resta incerta l’identità di chi ha presentato gli esposti che hanno portato al sequestro. Potrebbero essere stati concessionari balneari, membri dell’Amministrazione o privati cittadini. Il titolare dello stabilimento rischia il rinvio a giudizio e il processo, qualora le accuse siano confermate. La situazione ha destato molte preoccupazioni tra gli operatori turistici locali.

Foto di repertorio, non rappresentativa del lotto interessato dal sequestro.