Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per il Lazio ha emesso una sentenza di notevole rilevanza per il panorama urbanistico e legale della regione, riguardante una disputa legata ad un progetto di rigenerazione urbana nei Castelli Romani. La controversia ha visto contrapposti una società privata di costruzioni e il Comune di Albano Laziale, oltre alla Centrale Unica di Committenza.

La ditta aveva impugnato l’aggiudicazione dei lavori di ristrutturazione dell’ex Ostello della Gioventù in Località Piano delle Grazie a un’altra società, sostenendo irregolarità nel processo di aggiudicazione, in particolare per quanto riguarda la mancata iscrizione della ditta assegnataria nella cosiddetta white list, un elenco di imprese pulite da infiltrazioni mafiose, obbligatoria per la partecipazione a gare d’appalto di certa natura.

La decisione del TAR

La sentenza ha accolto il ricorso, annullando l’aggiudicazione alla ditta assegnataria. Il tribunale ha riconosciuto la violazione dell’articolo 1 comma 52 della legge n. 190/2012, che impone l’iscrizione alla white list per le attività a rischio di infiltrazione mafiosa. Dunque, la ditta non avrebbe dovuto essere ammessa alla gara, influenzando così l’intero processo di selezione.

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Il Comune di Albano Laziale e la società assegnataria, risultati soccombenti, sono stati condannati a coprire le spese legali, mentre è stata disposta la compensazione delle spese per i rapporti giuridici tra le parti.

L’annullamento dei provvedimenti impugnati impone ora alla stazione appaltante di riassegnare l’appalto all’altra ditta, previa verifica dei requisiti necessari. Questa decisione non solo cambia l’esito dell’appalto in questione ma potrebbe avere ripercussioni sui futuri processi di gara, sottolineando l’importanza della conformità alle normative antimafia.

La decisione stabilisce un precedente importante, ribadendo che il rispetto delle procedure legali è fondamentale per garantire una concorrenza equa e legittima nel settore delle costruzioni e oltre.

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