Per secoli, l’uomo ha influenzato la biodiversità delle foreste dei Castelli Romani, mutandola in base alle sue esigenze
Fai una passeggiata e ti immergi nel verde intenso dei nostri boschi. Ogni stagione ha le sue specificità e quasi sempre è un’esperienza coinvolgente.
I sentieri segnati, in maniera più o meno riconoscibile, misurano circa 150 chilometri, da quelli pianeggianti intorno ai laghi a quelli che arrivano ai quasi mille metri delle cime più alte. Un ambiente naturale, saremmo portati a pensare. Ma non è così! Le nostre foreste sono state utilizzate per secoli, e quindi modificate in composizione e struttura, in varie maniere per le diverse esigenze dell’uomo.
Intorno al 1500 i Castelli Romani furono caratterizzati, infatti, da un robusto incremento demografico, che portò alla crescita della domanda di generi agro-alimentari, ulteriormente spinta dalle richieste provenienti da Roma, anche grazie al miglioramento delle vie di comunicazione con la città.
Molte aree di media collina, da sempre ricoperte da querce, furono progressivamente disboscate per fare spazio a vigneti e oliveti. Il bosco misto originario venne gradualmente sostituito dal castagneto, per alimentare la fiorente industria vitivinicola locale che richiedeva una notevole quantità di botti e paleria e, in generale, legname da costruzione.
La coltura del castagno venne ulteriormente favorita dalle disposizioni delle “Constitutiones” emanate dai papi Sisto IV, Clemente VI e Clemente VII nel XVII secolo, che liberarono tutti i proprietari di terreni con piante da frutto dai due pesanti usi civici di “pascolatico” e “legnatico”. Ossia dalla possibilità che la popolazione entrasse liberamente dentro questi terreni per pascolo o per fare legna. Poiché i castagni venivano considerati alberi da frutto, molti proprietari di boschi trovarono utile trasformare i loro querceti (soggetti appunto a pascolo e legnatico) in castagneti all’interno dei quali, in quanto frutteti, non poteva essere esercitato alcun uso civico. Il castagno fu sostanzialmente favorito.
Quando si interveniva per un taglio, venivano abbattute soprattutto le querce, sostituite spontaneamente dal castagno, che con il suo più rapido accrescimento subentrava agevolmente. Questa pratica, perpetuata per secoli, ha dato origine agli attuali boschi dei Castelli Romani, a prevalenza di castagni.
Quindi la naturalità dei luoghi è stata progressivamente modificata dall’azione dell’uomo. Il fascino del bosco comunque rimane, la sua biodiversità è invece diminuita. Ma di questo parleremo un’altra volta.
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