Il Bosco del Cerquone si trova tra i Pratoni del Vivaro e via Tuscolana, sotto Rocca Priora. Ha una superficie di meno di 100 ettari ed è praticamente l’unica testimonianza del bosco originario, prima dell’espansione del castagno nei Castelli Romani.

Sembra incredibile, ma quello che oggi vediamo inoltrandoci in un bosco dei Castelli è il risultato della pesante alterazione che l’intervento dell’uomo ha prodotto negli ultimi secoli, a partire dal XVI secolo. Al posto del bosco misto e dei querceti originari il terreno fu progressivamente disboscato sostituito da vigneti e oliveti o per creare nuovi pascoli per l’allevamento e la coltivazione.

Nei luoghi più elevati o meno adatti al pascolo o alle coltivazioni si operò una sostituzione di gran parte della foresta mista originaria con castagneti per la produzione di legname. Il castagno, molto veloce nella sua crescita, fu semplicemente favorito e quando si tagliavano delle querce, per esempio, che sono a crescita più lenta, la sostituzione del castagno era scontata. Il castagno rispondeva così alle accresciute esigenze di legname per la paleria, da usare nell’edilizia della capitale, all’incremento dell’impiego nei lavori vitivinicoli e per il riscaldamento delle abitazioni.

Il castagno fu favorito ancora di più dalle disposizioni emanate dallo Stato Pontificio nel XVII secolo, che liberavano tutti i proprietari di terreni con piante da frutto dai due pesanti usi civici del pascolo e del legnatico (ossia dalla possibilità per chiunque di portare bestie al pascolo o raccogliere legna). Poiché i castagni venivano considerati alberi da frutto, molti proprietari di boschi trovarono utile trasformare i loro querceti (soggetti a pascolo e legnatico) in castagneti all’interno dei quali, in quanto frutteti, non poteva essere esercitato alcun uso civico. In pratica più nessuno poteva entrare in quei boschi.

Oggi, dopo qualche secolo da questi cambiamenti, i boschi dei Castelli Romani sono molto diversi e i boschi di castagno sono sottoposti al taglio ceduo, ossia ogni venti anni circa subiscono turni di taglio, ma non è stato sempre così!

Freetime Frascati

Per vedere com’era il bosco originario basta inoltrarsi a piedi nel bosco del Cerquone. È un bosco soprattutto con farnie e cerri. Con molti esemplari secolari, di dimensioni ragguardevoli, con tre/quattro metri di circonferenza. Le chiome più alte svettano a 30 metri ed oltre. Più in basso ci sono noccioli, aceri e carpino bianco. Ancora più in basso sambuco, corniolo, ligustro, rosa selvatica e pungitopo.

Camminare in questo bosco è sempre bellissimo. La temperatura al suo interno è un po’ più bassa di quella dei Pratoni (già piuttosto rigida) per cui in inverno bisogna coprirsi adeguatamente. Nelle giornate più fredde si possono vedere e fotografare formazioni di ghiaccio; spettacolare la visita in una giornata nebbiosa; in tarda primavera ranuncoli e fiorellini di mille colori punteggiano il sottobosco; in autunno si può assistere a una pioggia di foglie che cadono alla brezza più leggera.

Percorrendo i pochi sentieri che attraversano il Cerquone si passa accanto a dei patriarchi caduti, dei vecchi cerri monumentali che il vento ha abbattuto. Così coricati danno ancora di più l’idea della loro imponenza.

Il Cerquone è un bosco di grande valore documentario, perché è la testimonianza vivente delle originarie foreste che coprivano le nostre colline. È tuttavia un ambiente fragile, che va tutelato. In cui bisogna entrare in punta di piedi, non fare rumore, non arrecare disturbo e non lasciare traccia del nostro passaggio. È come se stessimo entrando dentro una cattedrale, e noi siamo gli ospiti.

Logo

Ti è piaciuto l'articolo?

Sostieni il giornale