Dal tumultuoso debutto nel 1906 alla chiusura nel 1980: come le tranvie hanno rivoluzionato e connesso i Castelli con Roma

«Sia benedetto er giorno e quer momento
e benedetta sia la società
che t’ha portato; mo’ st’allacciamento
fra sti paesi è na comodità.
Marino, Arbano e tutti li Castelli
stanno attaccati come li fratelli.»
(Augusto Crollari, Er Tranve de li Castelli Romani, 1906)

Il debutto del tram e la gita fuori porta

L’annuncio del collegamento Roma Frascati con il tram era apparso sui giornali. Era il 1906, i romani si organizzarono per quella che poi sarebbe diventata la gita fuori porta per eccellenza. Partirono alla spicciolata durante la mattinata con il nuovo servizio di tram. Partirono con le vettovaglie dentro i fagotti, i famosi fagottari.

La sera però, dopo cibi e vino in abbondanza, volevano tornare tutti più o meno alla stessa ora. Si presentarono per riprendere il tram da Frascati. Le carrozze non bastavano. I posti disponibili furono presi d’assalto, la gente saliva dai finestrini. Ci furono tumulti, furono chiamati i Carabinieri, che faticarono non poco a riportare la calma. Arrivarono altri tram da Roma, qualche convoglio “all’imperiale”, quelli a due piani.

Le cronache del tempo riportano il fatto, tra lo sdegno e il divertimento.
Era cominciata una nuova epoca. Un territorio importante come i Castelli Romani ora era connesso con la capitale in maniera rapida. Nuove relazioni, nuovi commerci, nuove conoscenze…

Le tranvie dei Castelli Romani sono state la più importante rete tranviaria extraurbana del Lazio.
Progettate, realizzate e gestite per oltre 70 anni dalla Società delle Tramvie e Ferrovie Elettriche di Roma (STFER, poi STEFER, poi Acotral, poi Cotral) hanno svolto un ruolo importante nel trasporto urbano romano nel settore Appio-Tuscolano, con collegamenti anche con la Casilina, fino all’apertura della linea A della metropolitana.

La prima tratta fu inaugurata nel 1903 e da Roma arrivava alla periferia sud; Frascati e Genzano furono raggiunte nel 1906; Albano e Velletri nel 1912; Lanuvio nel 1916; Valle Vergine, sotto Rocca di Papa nel 1932 per il collegamento con la funicolare (dai primi del ‘900 a Rocca di Papa esisteva un’altra funicolare, ad acqua, che restò in servizio per circa trent’anni).

Una rivoluzione! Per ospitare le nuove tranvie furono allargati e in qualche caso realizzati nuovi tracciati stradali, con curve meno accentuate e salite più dolci.

Le ferrovie dei Castelli

In quegli anni già esistevano le ferrovie per i Castelli, tuttavia non erano ritenute pienamente soddisfacenti e adeguate alla vivacità demografica di questo territorio. Senza considerare le difficoltà dei tracciati ferroviari: la Roma Frascati, per esempio, secondo una sferzante Pasquinata dell’epoca, non partiva da Roma e non arrivava a Frascati.

Infatti a Roma bisognava prendere il treno fuori le mura, in aperta campagna, dalle parti della futura piazza Vittorio, e non arrivava a Frascati per un problema di scavi di gallerie, dislivelli e raccordi; così per arrivare in paese era necessario scendere dal treno e prendere una carrozza a cavalli o andare a piedi.

Dalla popolarità all’abbandono

I tram ebbero immediatamente un grande successo. Per esempio per i contadini era possibile portare vino e ortaggi a Roma e metterli in vendita nei mercati. L’aneddotica di allora ci consegna vari stratagemmi, per non pagare il dazio all’entrata a Roma si scendeva prima e si faceva un giro a piedi con la cesta di verdure o il vino seminascosti. Oppure la storia del “trinciato capolinea”, era chiamato così il tabacco proveniente dalle cicche di sigaretta raccolte dai bambini sui tram, quando si fermavano al capolinea. Erano raccolte e si faceva il trinciato e poi veniva venduto nelle tabaccherie.

Dagli anni ’50 cominciano le prime chiusure. I tram sono stati progressivamente soppiantati dal trasporto automobilistico. Se invece fossero rimasti in esercizio e implementati adeguatamente, oggi potrebbero essere un valido antidoto a congestione e inquinamento.

Nel 1980 la tratta Roma Termini-Cinecittà è stata l’ultima a chiudere.

Le tramvie hanno rappresentato, per buona parte del secolo scorso, non solo un mezzo di trasporto collettivo, identificativo dei Castelli, ma anche un simbolo sociale, che da strumento è ora diventato un romantico ricordo.

Un tema evocativo del passato delle persone meno giovani e che desta curiosità ed interesse in chi, per ragioni anagrafiche, non ha avuto possibilità di viaggiare sui quei convogli.