In Italia, il fenomeno del randagismo è un fenomeno persistente, che riguarda oltre due milioni di cani, molti dei quali sprovvisti di microchip. Secondo Legambiente, nel 2022, i cani vaganti oscillano tra 700.000 e 400.000, mentre i randagi veri e propri si aggirano tra 350.000 e 200.000, con un’importante concentrazione nel Lazio. Questi dati, emergenti dal rapporto “Animali in città”, sollecitano una riflessione sul rapporto tra umani e animali.

La presenza di cani liberi nelle città – sempre più densamente abitate e trafficate – espone gli animali a rischi come incidenti stradali e può generare tensioni tra cani domestici e randagi. Alcuni cani, nati randagi, si adattano a questa condizione; in questi casi, l’approccio più efficace è il monitoraggio e la prevenzione di nuove nascite tramite la sterilizzazione, evitando il confinamento in canili per lunghissimi periodi (spesso per tutta la vita). La prevenzione e la sensibilizzazione sono dunque fondamentali, specialmente considerando i frequenti segnalazioni di cittadini che si imbattono in situazioni spiacevoli legate alla presenza di cani randagi.

La decisione di adottare un animale domestico implica grandi responsabilità. Spesso, l’adozione avviene per ragioni superficiali, senza una piena consapevolezza degli impegni e delle cure necessarie. Le pratiche illegali come l’abbandono e quelle scorrette come l’allevamento indiscriminato di cuccioli per la vendita, soprattutto di razze specifiche, contribuiscono all’aggravarsi del problema del randagismo e al sovraffollamento dei canili. In alcuni casi, l’eutanasia diventa una tragica soluzione per gli animali non adottabili o troppo anziani.

È fondamentale cambiare atteggiamento e promuovere politiche adeguate. La tutela degli ecosistemi e del benessere animale, sancita dall’articolo 9 della Costituzione Italiana, richiede un impegno attivo. La prevenzione di malattie è un’altra motivazione importante per indirizzare le politiche verso un maggiore benessere animale. Gli allevamenti intensivi, oltre a essere eticamente discutibili, rappresentano infatti un rischio sanitario, con il potenziale di generare virus pericolosi per l’uomo.

Il fenomeno del randagismo in Italia richiede un approccio generale che includa sensibilizzazione, responsabilità dei proprietari di animali e politiche pubbliche orientate alla tutela e al benessere degli animali.