Gli attivisti lanciano un appello all’unità d’intenti tra tutti i soggetti interessati alla questione

Lettera aperta di Diritti in Comune ai comitati e alle/agli attiviste/i del quadrante sud-est di Roma sulla questione autodemolitori

Care e cari,

siamo le vostre compagne e i vostri compagni che a Ciampino lottano per la giustizia sociale e ambientale nel proprio territorio.

Ci siamo incontrati nei conflitti per la riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto, ogni anno al memorial di Stefano Cucchi e nelle lotte anti-repressione, ogni 25 Aprile al Parco degli Acquedotti; ci siamo incontrati alle manifestazioni di Non Una di Meno, ai picchetti anti-sfratto, nei cortei per il diritto all’abitare, per la pace e il disarmo internazionale. Alcuni di noi vivono nel vostro territorio, fanno attività politica nel vostro territorio, lavorano nel vostro territorio.

Siamo angosciate/i dall’eventualità che si divida il fronte della solidarietà, della lotta, della dignità. E ancor di più ci angoscia che questo fronte si divida sulle speranze di tutte/i e sulle preoccupazioni di noi poche/i.

La speranza di tutte e tutti è la realizzazione del Parco di Centocelle. Una battaglia storica per un parco pubblico e fruibile dalla cittadinanza romana e non solo. Le preoccupazioni di noi poche/i è la possibile realizzazione di un mega impianto di autodemolizione nella zona La Barbuta. Amministrativamente nel territorio di Roma, territorialmente (e politicamente) Ciampino è il suo luogo abitato più prossimo. Chi Ciampino la conosce da sempre, ricorda lì un campo di girasoli. I più giovani di noi ricordano invece un vergognoso ghetto monoetnico di cui ora rimangono poche rovine e un terreno da bonificare.

Eppure l’area si trova a pochi metri dal Parco dell’Appia Antica. È proprio per questo motivo che già nel 1998 viene vincolata dal Ministero dei Beni Culturali. Il paesaggio verso la Regina viarum, lì, non incontra barriere. L’area è inoltre in prossimità di una falda acquifera (la sorgente Appia). Non a caso, sul Piano Regolatore di Roma Capitale, l’area è destinata a verde pubblico: come si può pretendere, infatti, che il paesaggio della campagna romana, che qualifica la via Appia, si fermi ai confini amministrativi di un ente regionale e statale?

La realizzazione del Parco di Centocelle non può che passare per la delocalizzazione degli impianti di autodemolizione che più di un anno fa andarono a fuoco su viale P. Togliatti, ma le alternative all’ipotesi in campo esistono: negli anni 2019 e 2020 diversi siti industriali furono identificati da Roma Capitale come potenziali idonei al dislocamento degli autodemolitori, in un’ottica funzionale ad evitare la riproposizione del “modello” Via Palmiro Togliatti, dove l’aggregazione di un grande numero di autodemolitori ha aumentato il rischio ambientale sull’intero quadrante Roma Est, come ben evidente nell’incendio di Luglio 2021, senza garantire al tempo stesso un equo accesso al servizio per tutti i cittadini di Roma e provincia nei vari quadranti della Città.

Nelle altre città italiane le attività di autodemolizione non sono raggruppate necessariamente in consorzi da 6 a 20 operatori ubicati in aree speciali, bensì dentro singoli stabilimenti all’interno delle aree industriali nel rispetto dei parametri previsti dalla legge, che prevedono principalmente la distanza da centri abitati, caratteristica soddisfatta in diverse zone industriali romane.

Capiamo che la delocalizzazione di quegli impianti è il più grande ostacolo alla vittoria delle vostre battaglie.

Noi siamo con voi in questa battaglia.

Ci chiediamo tuttavia: come si può immaginare di conciliare la lotta per il rispetto di vincoli archeologici e paesaggistici su un’area (Parco di Centocelle) con la richiesta che quegli stessi vincoli siano spazzati via su un’altra area (la Barbuta)?

È, infatti, quello che sta chiedendo il Comune di Roma a guida Gualtieri, in questi giorni, alla Regione Lazio e al Ministero dei Beni Culturali: per la creazione del mega impianto di autodemolizione, si richiede la deroga ai vincoli paesaggistici e archeologici insistenti sull’area La Barbuta.

Possiamo contare sul fatto che manterrete la vostra posizione, da sempre contraria alla rimozione di questo tipo di vincoli, sostenendo attivamente la nostra lotta per un parco a La Barbuta, o almeno, esprimendo pubblicamente una posizione?

Lotterete al nostro fianco contro l’ennesimo attacco alla giustizia ambientale e alla qualità della vita della comunità di Ciampino, già abbastanza compromessa, come avete fatto per l’importante questione del parco di Centocelle?

Noi saremo al vostro fianco per chiedere la delocalizzazione degli autodemolitori, dislocati in piccole aree, poco impattanti, affinché il ciclo dei rifiuti delle automobili nel Comune di Roma sia veramente sostenibile da un punto di vista ambientale e da un punto di vista sociale.

Ma voi sarete al nostro fianco per chiedere che l’area de La Barbuta venga bonificata e si realizzi un parco pubblico e fruibile per tutte e tutti?

Perché “né qui, né altrove” non sia solo il grido di lotta che abbiamo urlato in Val Susa, ma un principio che sapremo far vivere sui nostri territori: sarete al nostro fianco come noi siamo al vostro?