Gentili lettori,
Eccomi con piacere a chiacchierare nuovamente con voi di arte. La volta scorsa abbiamo parlato del futurismo, ma non c’è futuro senza conoscere il passato. E quale passato storico più celebrato del Cinquecento potremmo mai raccontare?
Esattamente, il Rinascimento, un periodo importante che arriva dopo la caduta di Costantinopoli. Questo momento storico segna l’inizio della sperimentazione, del dubbio su ciò che si credeva e della contraddizione. Il sedicesimo secolo vede grandi nuove correnti letterarie, ma è ancora dominato dall’influenza imponente del Papato, dove soprattutto pittura e scultura erano tenute a rispettare schemi legati a temi ecclesiastici.
Nel parlare del Rinascimento, penso possa far piacere concentrarsi su Caravaggio, il cui vero nome è Michelangelo Merisi, uno dei più grandi esponenti dell’arte in Italia, un artista tanto emblematico quanto segnato da una vita dissoluta. A soli 13 anni, Caravaggio iniziava a frequentare la bottega di Simone Peterzano. Successivamente, giunto a Roma nel 1592, sembrava preferire la vita tra bettole e osterie, luoghi che finirono anche per essere immortalati nei suoi dipinti. In questi lavori, emergeva una rappresentazione cruda e realistica della vita umile e viziosa.
Fu proprio grazie a uno di questi quadri che riuscì a catturare l’attenzione del cardinale Francesco Maria Del Monte, una figura estremamente influente, capace di cambiare la vita di chiunque. Per Caravaggio, il cambiamento arrivò in termini economici, con numerose commissioni di opere importanti, tra cui La vocazione di San Matteo, Giuditta e Oloferne, Il Narciso, Bacco e I bari, solo per citarne alcune.
Purtroppo, la sua vita rimase segnata da comportamenti discutibili e sregolati. Caravaggio era noto per portare sempre con sé un’arma, chiamata “tocco”. Anche la sua pittura sollevava critiche; un esempio emblematico è la Vocazione di San Matteo, dove la scena è ambientata in una bettola. Il dipinto fu giudicato blasfemo poiché Caravaggio aveva scelto come modella per la Vergine una prostituta. Tuttavia, le sue tecniche innovative di luci e ombre, simili ai giochi di luce utilizzati oggi dai fotografi, lo rendevano unico e immediatamente riconoscibile.
Il rapporto con la Chiesa si deteriorò ulteriormente, non solo a causa delle controversie artistiche, ma anche per i suoi continui guai legali. Condannato, Caravaggio fuggì a Napoli, dove continuò a commettere reati e venne ferito gravemente. In questo periodo, sopraffatto dalla paura della morte, realizzò il Davide con la testa di Golia, un’opera carica di angoscia. In essa, si autoritrasse come Davide giovane e come la testa decapitata di Golia, rappresentando il suo volto, segnato dal pentimento per la vita sregolata.
Ho voluto parlare di questo straordinario pittore anche perché, se vi capita di passeggiare per Roma, magari durante un weekend, potrete immergervi nei luoghi che lo hanno conosciuto. Camminando magari per Campo Marzio, nel vicolo del Divino Amore, dove si dice che fosse solito farsi vedere. Potete inoltre visitare le sue straordinarie opere nella chiesa di San Luigi dei Francesi, dove sono custoditi tre dipinti dedicati alla vocazione di San Matteo. Non lontano, a Palazzo Barberini, è possibile ammirare il celebre Bacco, mentre nella Cappella Cerasi in piazza del Popolo troverete la potente Crocifissione di San Pietro. Senza dimenticare la Galleria Borghese, che ospita altre opere straordinarie di Caravaggio.